Dorje Chono e i suoi discepoli fecero una serie di riti magici per allontanare questo demone dal regno, riti che sono simboleggiati dalle 52 danze che vengono rappresentate ogni anno durante il Tiji. Il Tiji tra l’altro segna il momento di passaggio tra la stagione secca invernale e l’estate piovosa e fertile.
Il Tiji viene rappresentato nella piazza principale di Lo Manthang. Il primo giorno corni, tamburi e cimbali annunciano l’inizio del festival che è simboleggiato dallo srotolamento di un enorme Tangka che rappresenta il Guru Rimpoche, nella parete sud della piazza della cittadina. I monaci prendono posto sotto il tangka e iniziano i canti propiziatori.
Nel primo giorno del Tiji vengono rappresentate tre danze rituali. Dorje Chono e altri 12 monaci escono dal palazzo reale e tutti indossano dei cappelli a forma di cimbali decorati con piume di pavone. A questo punto iniziano la prima danza propiziatoria. Quando loro finiscono e rientrano nel Palazzo Reale, escono degli altri monaci mascherati con costumi tantrici. Il protagonista principale della seconda danza rappresentata in questo primo giorno di Tiji è un monaco mascherato da Yama, il Dio della morte. In seguito l’ultima danza viene rappresentata sempre da Dorje Chonoe dai suoi discepoli che saltano e compongono cerchi mentre ballano raffigurando un mandala.
Il primo giorno del Tiji, può risultare un po’ ripetitivo se non si conoscono i significati delle tre lunghe danze. Si deve tener presente che queste danze, dette Cham, sono oltre che propiziatorie e divinatorie anche didattiche per il popolo, rappresentano sempre la lunga lotta tra il bene e il male in cui è sempre il bene a trionfare e sono tratte da antiche tradizioni orali che si mescolano agli antichi testi tantrici Buddhisti.
Al festival per tradizione partecipa la famiglia reale del Mustang. Nel pomeriggio vengono messe in scena delle performances teatrali, alcune comiche, per intrattenere la folla di pellegrini. Alcune molto moderne che mimano la gente locale e il contatto coi turisti che dal loro zainetto estraggono le macchine fotografiche per fare foto ai Lopa. Sono scenette esilaranti e molto attuali.
Poi si ritorna alle cose serie. Viene allestita una rappresentazione in cui il demone Tharpa sotto le spoglie di una bambola di stoffa sta al centro della piazza e inizia un Durdak Cham dove due scheletri, i chitipati, simbolo dei protettori della religione si alleano insieme e uniscono le forze per attaccare il demone. Simbolicamente legano due cordini alle braccia del pupazzo che rappresenta il demone e lo fanno volteggiare in aria contendendoselo per poi farlo cadere rovinosamente a terra.
Le rappresentazioni sacre si susseguono per tutta la giornata intervallate da spezzoni a opera di clown che allentano un po’ la drammaticità degli atti a sfondo epico/religioso.
A questo punto i monaci a fine giornata lasciano la piazza uscendo dalla porta della città.
Dorje Chono guida i monaci fuori dalla città. Poi prende un arco e una freccia e colpisce il fantoccio che simboleggia il Demone e poi prende una fionda e lancia tre sassi sui resti del Demone.
Poi prega sui 5 resti del demone e poi li mette in un mucchietto a terra.
Infine prende una pelle di tigre e ci raccoglie su i resti del demone. Ora è soddisfatto. Ha ucciso il Demone e liberato le genti del Mustang dal suo potere e dominio.
Dopo aver ucciso il demone, Dorje Chono e i monaci ritornano nella pizza principale di Lo Manthang e lui riceve le Khata benedette dalla gente e dai pellegrini, e la rappresentazione sacra in cui il bene ha vinto sul male viene ad essere conclusa.