In Nepal ci sono moltissimi festival interessanti da raccontare e vivere.
Ho pensato pian piano di segnalarvi quelli che secondo me sono i più spettacolari.
A Patan a giugno si concluderà il festival di Rato Machhendranath una delle feste più importanti e lunghe che si tiene a Patan e che è iniziata in questi giorni di maggio. Rato sta per rosso e Rato Machhendranath è la divinità che ha potere sulla pioggia ed è conosciuta anche come Karunamaya, il Dio della misericordia mentre i buddhisti lo indentificano con Lokeshwar. Il festival viene celebrato con la costruzione di un carro (rath in Nepali) con un grande palo in legno che viene trasportato di villaggio in villaggio durante il mese di festeggiamenti.
Machhendranath è ritenuto il responsabile dell’arrivo delle piogge e il festival si tiene infatti prima dell’arrivo della stagione monsonica. Secondo la leggenda ci fu una grossa siccità in Valle durante il regno di Narayan Dev di Bhadgaon (oggi conosciuta come Bhaktapur) che durò per 12 lunghi anni. Fu scoperto che la causa era Gorakhnath, discepolo di Machhendranath, che aveva imprigionato i tutti i Naga (divinità serpenti) che erano responsabili di portare la pioggia nella Valle. Seduto in cima al Mrigasthali, un colle da cui poteva controllare il movimento dei Naga, aveva impedito loro ogni possibilità di portare la pioggia. Sembrava che lui fosse infelice perché la gente non si curava di lui. Per questo aveva voluto punire gli uomini e allo stesso tempo aveva sperato che il suo amato Guru sarebbe venuto a riscattare la gente e gli avrebbe concesso udienza.
Così l’unico modo che c’era per far spostare Gorakhnath dal colle e liberare i naga era portare il suo Guru sopra la Valle. Dopo una lunga discussione fu deciso che il Re e due altre alte cariche andassero in Assam a prendere Rato Machhendranath dove risiedeva.
Il piano era di servirsi di mantra tantrici per trasformare Machhendranath in un ape e portarlo in valle dentro un anfora cerimoniale. Tutto fu perfetto e Bandhudutt, attraverso rituali tantrici e mantra, catturò il Dio nel vaso.
Così accadde che quando tutti erano sulla via del ritorno e si fermarono a Patan, Gorakhnath sentì dell’arrivo del suo Guru e scese dal colle. Non appena lasciò Mrigasthali per incontrare Machhendranath, i Naga scapparono e portarono la pioggia nella Valle di Kathmandu.
Machhendranath è anche conosciuto come Bungadeo o Bunga Dyo, e vicino a Patan fu costruita una città in suo onore e fu chiamata Bungamati. Storicamente Bungamati risale al 16° secolo. Molti anni dopo l’arrivo di Machhendranath a Bungamati fu costruito un tempio (il tempio rosso) in suo onore. Bungamati ha subito dei danni durante il terremoto del 2015, ma ci auguriamo che presto torni a splendere della sua originaria bellezza.
Due settimane prima che la processione inizi, Machhendranath viene portato fuori su un baldacchino. Viene portato a Lagankhel dove una moltitudine di persone aspetta di vedere la cerimonia rituale in cui l’idolo di Rato Machhendranath viene decorato. A Patan infatti viene eletta una famiglia che ha il compito di decorare e preparare la divinità per il suo lungo viaggio sul carro durante il festival. Loro conservano e ridipingono l’idolo in segretezza e sicurezza.
Vengono costruiti due carri uno per Machhendranath e l’altro per Minnath il suo Godson. La Kumari di Patan (la dea vivente bambina) viene portata al tempio di Minnath dove è conservata la divinità. La processione dei due carri inizia il quarto giorno dalla luna piena nel mese di Baishakh tra Aprile-Maggio (un po' complicato a seconda delle fasi lunari del calendario nepali). E’ ovviamente una festa affollatissima e seguitissima, accompagnata da bande di musicisti newari che suonano strumenti musicali tradizionali. Il carro è trainato a mano con delle corde e quindi percorre poca strada ogni giorno. Il primo giorno arriva a Gabahal.
Qui la Kumari giunge seduta sul suo trono benedicendo i devoti che accorrono per vederla fino a sera. Ovunque il carro si fermi la gente arriva a portare offerte, nella maggior parte dei casi portano del riso, affinché la divinità porti tanta pioggia per il bene della sua coltivazione. Il riso infatti non viene piantato fino a che non arriva la pioggia. Il festival viene anche celebrato con sacrifici animali e grandi bevute in compagnia. Il carro si sposta così da una località all’altra dando la possibilità a tutti i devoti di rendere omaggio alla divinità senza doversi spostare troppo lontano dalle proprie case.
A Lagankhel si celebra un rito un po’ particolare: una noce di cocco viene fatta cadere dalla cima dell’asta di legno del carro e la gente di sotto si accalca per prenderla. Chi riuscirà ad afferrarla verrà benedetto con l’arrivo di un figlio.
L’ultima tappa del viaggio del carro è Jawalakhel, e qui ci arriva dopo più di un mese dall’inizio del festival, dicono “quando il sole è nell’emisfero nord”. La fine del festival arriva quando il Bhoto (una veste tempestata di gioielli) viene mostrata alla folle di devoti. Le vesti sacre venivano di solito tenute in mano dal re e dalla regina che rendevano anch’essi omaggio alla divinità di Machhendranath. Questo evento è conosciuto come "Bhoto Jatra" (jatra=festival). La Kumari fa una seconda apparizione per essere anch’essa testimone del Bhoto Jatra. Il festival si è concluso e le divinità sono state riportate nei loro luoghi di ricovero: Machhendranath a Bungamati e Minnath a Patan. I carri vengono smontati e conservati per il prossimo anno. Ogni dodici anni questa festività viene celebrata con una grande fanfara e processione partendo proprio da Bungamati.
Foto di Skanda Gautam tratte da the Himalayan Times, Foto della Kumari di Patan di Hada Khesh
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