
Vengono organizzati svariati spettacoli comici in tutto il paese, spesso di satira politica, ma anche epica.
Si crede che sia stato il re Pratap Malla a inventarsi il festival durante il il suo regno per aiutare la la moglie a superare il lutto per il proprio figlio morto prematuramente. Da allora la tradizione continua tutti gli anni in tutto il paese.
E' interessante per i viaggiatori osservare queste singolari parate e coglierne il significato, capire come una nazione intera impara a sdrammatizzare la morte e a conviverci.
Questo è uno dei festival più famosi del Nepal e ha origini antichissime nei tempi in cui la gente ancora temeva e venerava Yamaraj,"il Dio della morte". La popolazione Newa lo chiama Sa Paru dove Sa sta per vacca. Comunque l’utilizzo del nome Gai Jatra sta ad indicare che questo festival ha preso piede nel medioevo al tempo del regno dei Malla. Da allora l’appellativo Gai Jatra è diventato simbolo di un bel mix tra antico, medievale e tradizione.
Secondo la tradizione che si perde nella notte dei tempi, qualsiasi famiglia che ha perso un parente durante l’anno appena trascorso può partecipare a una processione lungo le strade di Kathmandu con una vacca al guinzaglio. Detta così a noi può sembrare un po’ strano ma teniamo presente quanto sia sacro questo animale per la cultura indù. Chi non riesce ad avere una vacca può sostituirla con un giovane che sia però travestito vacca. La vacca è appunto l’animale domestico più venerato nel mondo induista e si crede che questo animale aiuti i parenti defunti ad arrivare in paradiso. Le famiglie portano inoltre in processione un palanchino costruito con canne di bamboo, opportunamente decorato e vestito con oggetti e abiti appartenuti al defunto, la cui foto viene porta sulla sua sommità. Questi palanchini detti Taha-Macha rappresentano di fatto la persona che non c’è più. La processione è seguita da tipiche danze, dette Ghintang Ghisi accompagnate da musicanti e suonatori locali.

Durante il festival di Gai Jatra, la processione delle vacche si tenne davanti alla regina affranta dal dolore. I partecipanti iniziarono a ridicolizzare e a prendere in giro i personaggi più importanti e più in vista della società. Alla fine quando ogni ingiustizia sociale e ogni loro malefatta fu resa nota, messa in piazza e ridicolizzata senza alcuna pietà, la regina non poté fare a meno che sorriderne. Fu così che il Re Pratap Malla ne fece una festa nazionale.
La sera, quando la processione è finita tutti i partecipanti indossano maschere e si travestono per quanto loro possibile, giocano, cantano, si prendono in giro e si divertono fino a tarda notte. Il tutto è anche un modo appunto per prendersi un po’ gioco anche della morte, per accettare le cose così come vengono e divertirsi. Infondo l’induismo insegna che qualsiasi cosa faccia l’uomo durante la sua vita,
è comunque fatta in funzione di una futura vita, dopo la morte.
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