Budanilkantha letteralmente vuol dire “vecchia gola blu”. Il
nome non ha nulla a che vedere col Buddha (Bhuda, o Buri, vuol dire vecchio),
ma nonostante questo è venerato dai Buddhisti Newari, ma la cosa interessante è
come questo nome, che è un chiaro riferimento a Shiva, sia invece legato qui a
Vishnu. Il Mito della gola blu di Shiva è noto in Nepal e racconta come gli dei
avessero agitato il mare dell’esistenza e inavvertitamente avessero fatto sì
che venisse rilasciato al suo interno un veleno con la minaccia della
distruzione del mondo. Questi dei pregarono Shiva di venir salvati per quello
che avevano commesso e lui fu obbligato a bere il veleno per levarlo dalla
terra. La sua gola bruciò e lui volò via sulle montagne a nord di Kathmandu. In
preda al dolore, fulminò parte della montagna col suo tridente, creando così il
lago Gosainkhunda (che sta sul circuito del Lantang Himal), e così placò la sua
sete. L’unico segno che gli rimase fu la gola blu.
L’acqua della vasca in cui giace il Vishnu dormiente di
Budanilkantha si crede venga dal lago Gosainkhunda e si dice che una immagine
di Shiva sdraiato appaia sul fondo del lago ogni agosto durante il festival
dedicato al Dio. Una leggenda locale vuole che la parte dietro della statua di
Budanilkhanta abbia l’aspetto di Shiva. Ma non si può vedere.
Due leggende narrano l’origine della statua di Vishnu. Una
dice che fosse stata scolpita a Kathmandu e portata qui dai fedeli durante il
regno Lichhavi nel VIII secolo. L’altra dice che due contadini colpirono
inavvertitamente la statua della divinità mentre stavano lavorando la terra, e essa
inizio a sanguinare. La portarono quindi dove è ora protetta da Shesha. In ogni
caso sembra sia stata fatta fare dal re Mana Deva.
Ai tempi dei Lichhavi l’induismo era di tipo Vaishnavista,
quindi Vishnu era molto venerato. Nel XII secolo, ai tempi dei Malla invece la
venerazione di Shiva prese il sopravvento. Solo nel XIV secolo tornò in auge
Vishnu, quando il Re Malla Jayasthitihi proclamò di essere l’incarnazione in
terra del Dio. Da lì in poi tutti i Re del Nepal per discendenza furono
incarnazione del Dio. Le stesse visioni avute dal Re Pratap Malla nel XVI
secolo incrementarono ancor più questa credenza: se il Re avesse visitato il
tempio sarebbe morto immediatamente. E fino ad ora, da allora nessun Re visitò
più il tempio. A Boudanilkhanta ogni anno si tiene un festival (Haribondhini
Ekadashi) durante il mese di Kartik (ottobre novembre) in cui si celebra il
risveglio di Vishnu dai 4 mesi di sonno durante il monsone.
Comunque ogni mattina vi è una Puja presso il tempio, Puja
in cui i monaci lavano e purificano la statua con latte e fiori. Altra leggenda
vuole che queste puje siano fatte per ninnare la divinità in modo che resti
dormiente e non si svegli irato contro l’umanità.
Nel nostro autunno, nei giorni in cui vi è la luna piena alla fine del mese di Kartik, secondo il calendario lunare Bikram Sambhat, i nepalesi festeggiano Haribhodini Ekadashi, il risveglio del Dio Visshnu, e nella mattina di questo giorno viene celebrata una Puja speciale in onore di Vishnu.
Queste celebrazioni vengono eseguite anche nel quattro principali templi dedicati alla divinità, nella Valle di Kathmandu, a Changu Narayan, vicino a Bhaktapur, a Sesh Narayan nei pressi di Dakshinkali, a Ichhangu Narayan a Nagarjun e a Godavari al Bishankhu Narayan.
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